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Domande frequenti nell'ambito Immigrazione

Quale tipo di attività svolgono i Comuni nell’ambito della nuova procedura di rilascio/rinnovo dei Permessi e delle carte di Soggiorno?

Alcuni Comuni effettuano, gratuitamente, un servizio di assistenza al cittadino straniero che consiste nella compilazione elettronica della modulistica prevista dalla nuova procedura.

L’operatore del Comune rilascerà al cittadino straniero un modulo, stampato elettronicamente altermine della procedura di compilazione. Il modulo deve essere inserito, insieme alla documentazione da allegare, nella busta da consegnare aperta, agli Uffici Postali abilitati per l’accettazione delle istanze.

Quali sono i Comuni che effettuano il servizio di assistenza allo straniero mediante la compilazione elettronica della modulistica?

Tutti i Comuni sono abilitati a questo tipo di attività.

Gli immigrati tolgono risorse agli italiani?

Non solo i migranti non tolgono risorse agli Italiani: con i contributi che pagano attraverso il loro lavoro, contribuiscono attivamente al sistema previdenziale italiano. Poiché la maggior parte dei lavoratori migranti è giovane e non percepisce pensione, si tratta di una partita decisamente in attivo per l’INPS che permette all’ente di far fronte all’onere crescente delle pensioni di una popolazione che invecchia sempre di più.

Oggi gli stranieri in Italia costituiscono circa un terzo sul totale dei poveri ed è questo il motivo per cui in tanti rientrano nelle graduatorie dei servizi di assistenza pubblica. Paradossalmente la spiegazione conferma che i migranti occupano in Italia gli ultimi posti.

I nostri valori sono in pericolo?

I valori culturali dei popoli sono in continua e costante trasformazione. Le manifestazioni di religiosità nell’Italia contemporanea, ad esempio, sono in generale meno frequenti ed evidenti di 100 o anche solo 50 anni fa, ma questo non dipende dall’aumento del numero dei migranti degli ultimi 10 o 20 anni. È vero, manifestazioni culturali diverse da quelle a cui siamo abituati (come ad esempio il velo per le donne musulmane) possono richiedere uno sforzo di adattamento, ma è anche assai improbabile che queste manifestazioni esercitino un’influenza diretta sui nostri valori culturali.

Gli immigrati arrivano dall’Africa?

Anche, ma in realtà arrivano principalmente da altre regioni del mondo. Nonostante nell’elenco dei primi 20 paesi di provenienza dei migranti in Italia figurino solo 3 paesi africani, il dibattito pubblico negli ultimi anni si è concentrato quasi unicamente sull’ “emergenza” migratoria provocata dagli sbarchi via mare dall’Africa.

Perché l’Africa è così povera?

In realtà, l’Africa è un continente ricchissimo di risorse naturali. Si stima che l’Africa possegga i tre quarti delle riserve mondiali di platino e la metà di quelle di diamanti e cromo, oltre a possedere riserve di petrolio pari a 120 miliardi di barili (più della metà di quelle dell’Arabia Saudita).

Allora “aiutiamoli a casa loro”?

Si tratta di uno slogan sbagliato perché riduce la cooperazione a un’assistenza, ma sono almeno 40 anni che tutte le organizzazioni stanno lavorando nel senso di una vera collaborazione tra soggetti paritari. Inoltre, il legame tra cooperazione e migrazioni è molto più complesso. Contrariamente a quanto spesso si pensa, la maggior parte dei migranti non proviene dai Paesi più poveri, dove la maggior parte della popolazione non ha i mezzi per migrare, ma piuttosto da Paesi che hanno indicatori di sviluppo socio-economico medio.

Che cosa fare, dunque?

Aver cancellato tutte le forme di migrazione legale ha come risultato quello di spingere nell’illegalità tutti quelli che comunque trovano un modo per migrare in Italia o in Europa lasciando ai migranti soluzioni individuali che li espongono a sfruttamento.

Quali norme internazionali regolano il soccorso in mare?

La principale è la convenzione Onu del mare del 1982. «Ratificata dall’Italia nel 1994, poggia su 2 principi essenziali»

«Primo: in mare bisogna assistere chiunque si trovi in pericolo.

«Secondo: ogni Stato costiero è obbligato a dotarsi di un sistema di ricerca e soccorso commisurato al suo territorio e alla sua capacità».

Le zone d’intervento di ciascun Paese si chiamano “Sar” (acronimo di Search and rescue, ricerca e soccorso) e sono uno dei temi della contesa.

Perché l’Italia in questi anni è stata il primo, se non l’unico, Paese a intervenire nel Mediterraneo?

Dal 2011 la Libia è instabile dal punto di vista politico, perciò i suoi porti, che spesso sono anche quelli di partenza dei migranti, non sono considerati un approdo sicuro. Ecco allora che l’Italia, per una scelta politica e non giuridica, ha deciso di farsi carico anche del soccorso nelle zone immediatamente al di fuori delle acque territoriali libiche.

Perché il nostro governo ha attaccato Malta sul caso Aquarius?

Malta, al contrario della Libia, ha dichiarato all’Imo (International Maritime Organization) una propria Sar, ma troppo estesa: «250 chilometri quadrati».

Nel caso dell’Aquarius chi avrebbe dovuto accogliere i migranti?

È una delle zone grigie della vicenda. Non c’è, infatti, in alcuna convenzione una regola chiara su chi debba intervenire. Nei trattati ci sono criteri che indicano come comportarsi, ma non obblighi. Da qui lo scontro: per Malta chi coordinava i soccorsi, cioè l’Italia, era tenuto a portare i migranti nei propri porti; per il nostro governo doveva farsene carico il porto più vicino.

L’Italia può chiudere i porti alle navi?

Sì, se battono bandiera straniera e c’è il sospetto che violino le leggi italiane sull’immigrazione o rappresentino un rischio per la sicurezza. Il porto è parte del demanio marittimo, legato alla difesa dello Stato. Mentre le navi di Marina e Guardia costiera sono considerate territorio nazionale anche al largo.

I sindaci possono riaprire i varchi nonostante la decisione contraria del governo?

No. I porti competono alla Capitaneria di Porto che dipende dal ministero dei Trasporti.

L’Italia rischia sanzioni per il suo comportamento?

Non ci sono gli estremi, solo quando le condizioni dei passeggeri diventano problematiche, si viene meno al rispetto dei trattati.

Siamo davvero il Paese che spende di più per accogliere i migranti?

No. Secondo i dati dell’European Migration Network, se l’Italia spende i famosi 35 euro al giorno per migrante, il Belgio ne spende 51,14, la Finlandia 49, l’Olanda 63, la Svezia 40. La Francia ne spende meno, fra 16 e 24.

Che differenza c’è fra immigrati regolari, irregolari, rifugiati e richiedenti asilo?

È regolare lo straniero che ha ottenuto un permesso di soggiorno. Al contrario, è irregolare chi è entrato aggirando i controlli o è rimasto dopo la scadenza di un permesso temporaneo (visto turistico, lavorativo, iter di richiesta asilo). È clandestino l’irregolare che, colpito da un ordine di espulsione, resta nel Paese. Sono rifugiati coloro che hanno vista accolta la domanda di asilo per motivi politici, bellici, religiosi o discriminatori. Nell’attesa, che dovrebbe durare al massimo 35 giorni ma a volte si protrae per anni, si è richiedenti asilo e si può restare.

Cosa prevede il Trattato di Dublino sulle migrazioni e perché l’Italia chiede di riformarlo?

Il Trattato fissa i criteri per la concessione dell’asilo, stabilendo che a farsi carico della richiesta sia il primo Paese Ue raggiunto dal migrante. È la ragione per cui Italia e Grecia, approdi naturali, premono per modificarlo. Nel 2015 Bruxelles ha varato un programma per ricollocare i migranti fra i diversi Stati membri.

Il ricollocamento ha funzionato?

No. In base agli impegni assunti, 98.255 persone (34.953 provenienti dall’Italia e 63.302 dalla Grecia) entro il 31 maggio 2018 avrebbero dovuto trovare protezione altrove. Però solo il 35% dei profughi ha potuto farlo. «L’Italia ha chiesto a Bruxelles di mostrarsi più incisiva» continua Nesi «ma il blocco di Visegrad, che raccoglie i Paesi dell’Est, vorrebbe abbassare la penale che lo Stato deve pagare per ogni migrante non accolto da 250.000 a 30.000 euro. Il motivo: intendono continuare a ridurre gli ingressi rispetto alla quota imposta loro dagli accordi quadro».

Come uscire dalla crisi?

Bisognerebbe in primo luogo fare chiarezza sugli spazi Sar del Mediterraneo. Si dovrebbe avere non solo la guardia di frontiera europea Frontex, ma anche competenze di salvataggio gestite a livello europeo.

Perchè vengono qui? Perché sanno che li paghiamo e possono stare senza fare nulla.

I migranti provengono per la stragrande maggioranza da aree martoriate da guerre e discriminazioni. Una parte, invece, proviene da regioni in cui è difficile vivere, anche per mancanza di cibo. I primi possono chiedere asilo e, se vi sono le condizioni, ottenere lo status di rifugiato, i secondi vengono rimpatriati, ovvero non ottengono il necessario permesso per poter restare in Europa.

Siamo di fronte ad un’invasione?

Nell’Unione Europea su oltre 500 milioni di residenti, solo il 7% è costituito da immigrati, mentre gli autoctoni sono sono il 93%.

Non c’è lavoro neanche per gli italiani, non possiamo accoglierli!

Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64 enni nel prossimo decennio e il relativo livello di benessere raggiunto, visto che tra il 2015 e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni, gli analisti ipotizzano un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone. Si tratta di un fabbisogno indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa e, quindi, mantenere il livello pensionistico attuale.

Questi ci rubano il lavoro!

Ad oggi gli immigrati sono impiegati solo in lavori non qualificati, in gran parte rifiutati dagli italiani. Gli stranieri non riducono l’occupazione degli italiani, ma occupano progressivamente le posizioni meno qualificate abbandonate da noi, soprattutto nei servizi alla persona, nelle costruzioni e in agricoltura, settori in cui il lavoro è prevalentemente manuale, più pesante, con remunerazioni modeste e con contratti non stabili.

Però ci tolgono risorse per il welfare.

I costi complessivi dell’immigrazione, tra welfare e settore della sicurezza, sono inferiori al 2% della spesa pubblica. Dopodiché, gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi previdenziali hanno raggiunto quota 11 miliardi, e si può calcolare che equivalgono a 640mila pensioni italiane. Col particolare che i pensionati stranieri sono solo 100mila, mentre i pensionati totali oltre 16 milioni.

Comunque i rifugiati sono troppi, non c’è abbastanza spazio in Europa!

Dei 16 milioni complessivi di rifugiati in giro per il mondo, solo 1,3 milioni sono ospitati nei 28 Paesi dell’Unione europea (8,3%).

Certo, e allora li ospitiamo negli alberghi.

I centri di accoglienza straordinaria sono strutture temporanee impiegate che a partire dal 2014 in considerazione dell’aumento del flusso. Si tratta di una gestione straordinaria ed emergenziale, spesso criticata in primo luogo da chi si occupa di asilo, perché improvvisata, in molti casi non conforme agli standard minimi di accoglienza e quindi inadatta ad attuare percorsi di autonomia.

E diamo loro 35 euro al giorno per non fare niente!

Il costo medio per l’accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato è di 35 euro al giorno (45 per i minori) che non finiscono in tasca ai migranti ma vengono erogati agli enti gestori dei centri e servono a coprire le spese di gestione e manutenzione, ma anche a pagare lo stipendio degli operatori che ci lavorano. Della somma complessiva solo 2,5 euro in media, il cosiddetto “pocket money”, è la cifra che viene data ai migranti per le piccole spese quotidiane. I soldi sono in parte coperti dall’UE, in parte sganciati dal Patto di Stabilità.

Però i terroristi stanno sfruttando i flussi migratori per fare attentati e conquistare l’Europa!

Al momento pochissimi migranti sono stati indagati per reati di terrorismo tanto da far ritenere che si tratti di casi isolati e non di una vera strategia di infiltrazione.

Comunque scappano i peggiori, quelli che nei loro Paesi delinquono.

Coloro che si sono macchiati di crimini tra i migranti giunti in Europa non superano lo 0,2% ovvero non raggiungono neanche la quota fisiologica nel rapporto con il totale complessivo di quelli sbarcati sulle coste europee di Italia e Grecia.

Basta, bisogna rispedirli indietro, creare campi profughi in Africa e aiutarli nei loro Paesi d’origine.

L’Europa ha deciso un pacchetto di misure economiche per aiutare la crescita economica dei Paesi dai quali originano i flussi migratori. I respingimenti ed i campi sono di difficile attuazione attese le instabilità politiche, la presenza di guerre e discriminazioni nonché la sostanziale indisponibilità dei Paesi interessati. I rimpatri finora eseguiti, pari a circa il 10%, dei migranti, sono stati realizzati a fronte di specifici accordi con Paesi le cui relazioni politiche e commerciali sono consolidate.